Il nuovo clero postmoderno ed edonista, nichilista e affabulatore, svolge la funzione di raccordo ideologico tra l’oligarchia finanziaria e le moltitudini precarizzate, inducendo le seconde ad accettare l’ordine funzionale alle prime in vista del mantenimento garantito degli equilibri di classe del capitalismo post-borghese e post-proletario, neo-oligarchico e neo-servile. Secondo un processo avviatosi con il Sessantotto e culminato nel post-1989, le classi dominate sono rimaste senza intellettuali nel senso gramsciano, ossia senza rappresentanti teorici dei loro interessi pratici e del loro progetto di emancipazione.
Il clero regolare giornalistico decide cosa la massa precarizzata deve pensare e volere, affinché i flussi del consenso e del dissenso siano organizzati in vista della sempre rinnovata conferma dell’ordine esistente. Il vero giornalismo dovrebbe rendere pubblico ciò che il potere aspira a mantenere segreto: gli odierni giornalisti, in maniera diametralmente opposta, diffondono sempre e solo messaggi assecondanti l’ordine dominante e oscurano senza posa i reali rapporti di forza. Gestiscono le sovrastrutture, di modo che esse sempre di nuovo raddoppino e santifichino l’esistente integralmente mercificato e, in modo convergente, prevengano il costituirsi della “critica teoretica” e della “sovversione pratica” di marxiana memoria.
La lettura dei quotidiani, sosteneva Hegel, figura come “una sorta di realistica preghiera del mattino” . Grazie all’odierno clero giornalistico, essa è divenuta una preghiera “irreale”, perché rivolta a una realtà mediatizzata ormai priva di contatti con la “realtà reale” e ridisegnata ad hoc dai mediatori del consenso e dagli opinion makers che, dall’alto dei loro think tank liberal-progressisti a orientamento euro-atlantista, modellano la nuova forma mentis globalista: e trasmettono alle plebi precarizzate post-proletarie il nuovo lifestyle massificato, deeticizzato e permanentemente trasgressivo, nemico di ogni superstite parametro valoriale proletario e borghese.
Omologano l’immaginario dei popoli in vista della loro integrazione completa nel nuovo ordine classista desovranizzato e delocalizzante, con unica Weltanschauung consentita quella che concepisce il mondo come rete affaristica di flussi finanziari per atomi in competizione permanente. Inducono i soggetti ad abbandonare ogni prospettiva classista e conflittuale, affinché aderiscano senza coscienza infelice e senza disobbedienza ragionata al progetto del neo-capitalismo liberal-libertario, alle sue categorie concettuali fondative e al suo immaginario generale. I gestori delle superstrutture, inoltre, persuadono i ceti pauperizzati e sconfitti dalle politiche liberiste circa l’intrinseca bontà dell’universalismo del mercato e l’insindacabile verità del teorema dell’identità tra libertà e mondializzazione, tra democrazia ed economia deregolamentata.
Partecipa alla discussione