Temi dell'Agorà / Il genio italico

TELEPASS, L'ARTE TUTTA ITALIANA DI SUPERARE GLI OSTACOLI

pubblicato il 27 Ottobre 2017

Ci sono invenzioni che consentono di fare cose nuove, mai fatte, a volte addirittura impensabili e ci sono invenzioni che ci consentono di fare cose vecchie ma ottimizzando i tempi e semplificandoci la vita. C’è l’erronea convinzione che le seconde, che per portata rivoluzionaria sono decisamente inferiori alle prime, siano per questo meno importanti.

Nel mio studiare e riscoprire il genio italiano mi sono invece convinta che queste siano un dono altrettanto generoso da parte dei nostri inventori, che molto spesso vi hanno lavorato nell’anonimato totale o dietro al logo di grande aziende. Intanto sono numerose, quindi complessivamente hanno un impatto forte sul nostro modo di vivere, e poi, contribuiscono a migliorare, non meno delle prime, la qualità del quotidiano che, alla fine, è spesso l’unica sfera d’azione di noi comuni mortali.

La storia che vi voglio raccontare si colloca in un passato recente e riguarda proprio una di queste invenzioni apparentemente minori: un piccolo aggeggio che, da viaggiatrice, mi ha cambiato la vita.

Siamo alla vigilia dei Mondiali di Italia’90 quando la Società Autostrade decide di introdurre una novità che rivoluzionerà il traffico ad alta velocità del nostro paese. Si parte in via sperimentale nel 1989 con pochi veicoli sulla tratta super battuta dell’Autostrada A1 che va da Prato Calenzano a Firenze Nord per poi, poco dopo, nel 1990 installare questa nuova tecnologia nei caselli delle principali città italiane (Milano, Roma e Napoli) allargando il parco clienti proprio in occasione del grande appuntamento calcistico. A breve l'attivazione verrà poi estesa a tutta la rete autostradale nazionale e a decine di migliaia di veicoli.

È una piccola macchinetta di forma rettangolare il primo prototipo del terminale di bordo. Va tenuto sul parabrezza dell'auto nella zona dello specchietto retrovisore. Viene sviluppato in tempi record, in soli quattro mesi, da tre giovani progettisti, dipendenti, tra i 24 e i 25 anni, di Sixcom, un'azienda del gruppo Olivetti. Uno è esperto di hardware e gli altri due di software.

Il Telepass, perché questo è il nome del dispositivo, viene presentato a Società Autostrade nell’aprile del 1987, battendo sul tempo gli inglesi della Marconi, azienda che poi successivamente diventerà il fornitore dell’antenne. Si tratta del primo impianto al mondo su larga scala per il pagamento dinamico del pedaggio. Nell’intenzione dei progettisti dovrebbe anche servire a pagare i rifornimenti in autostrada, anche se poi questa funzione non verrà al momento implementata.

Alla base c’è una tecnologia transponder: un’antenna passiva viene eccitata via radio da tre antenne attive, definite boe, che all’avvicinarsi del veicolo al casello, fanno alzare, chiudere la barra e trasferire al sistema informatico autostradale informazioni univoche relative all’automezzo così da poter calcolare il pedaggio ed elaborare i dati per il pagamento.

Un sistema ingegnoso che in pochi anni non solo ha consentito di ridurre sensibilmente le code ai caselli autostradali ma ha anche semplificato il pagamento del pedaggio, permettendo all’automobilista di avere l’addebito direttamente sul proprio conto corrente e il riepilogo trasparente dei propri passaggi.

Attualmente sono più di nove milioni gli utenti che hanno aderito in Italia.

Per Società Autostrade è ovviamente diventato il modo per fare efficienza, ottimizzando la gestione del personale ai caselli e fare cassa a costi molto bassi garantendo 24 ore su 24 un servizio che dall’anno scorso si è esteso ad altri paesi europei tramite accordi con le società autostradali di Francia, Belgio e Spagna. Rispolverando poi uno degli obiettivi del progetto iniziale, questa estate è nato Telepass Pay, un circuito di pagamento che a regime consentirà di pagare i rifornimenti di carburante in e fuori autostrada, il bollo auto, le multe, i taxi, il trasporto pubblico locale e il car sharing, oltre al parcheggio sulle strisce blu.

Uno dei tre progettisti, di cui ufficialmente non si conoscono i nomi, è molto probabilmente Stefano Arrighetti, passato alle cronache per un’altra invenzione tanto innovativa quanto controversa, il T-Red, una videocamera montata in prossimità dei semafori che filma i veicoli nel momento in cui passano col rosso, facendo scattare la sanzione.

Gli italiani si distinguono quindi in design ed inventiva nel comparto mobilità non solo quando si parla di motori ma anche nel contesto più generale delle infrastrutture e del traffico. Non è un caso che si ascriva al genio italico anche l’invenzione dell’autostrada. Ma questa è un’altra storia.

A. Bonomi

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