La notizia è di quelle clamorose: anche Mario Draghi giudicava l'euro una sciocchezza economica. Erano gli anni Settanta ed il futuro presidente della Bce, allora studente di Economia alla Sapienza di Roma, seguiva appassionatamente la dottrina di Federico Caffé. “Chi frequentava le sue lezioni – ricorda Draghi in un'entusiastica biografia di Stefania Tamburello – lo vedeva come un modello a cui ispirarsi”. Come detto, però, la rivelazione non sta tanto nella curiosa infatuazione giovanile per le teorie keynesiane, quanto piuttosto nella tesi di laurea che guadagnò al promettente economista la lode accademica e l'incarico, ambitissimo, di assistente personale del Professor Caffè.