In assenza tanto di una nozione di sfruttamento dai contorni precisi, quanto di una prospettiva altra in nome della quale rigettare il presente, negli ultimi anni l’opposizione operativa alle ingiustizie sempre più dilaganti è andata incontro a un’atrofia mai sperimentata in precedenza. Nel quadro della società livida, le contraddizioni sempre più macroscopiche di cui dà prova il nostro mondo vengono apaticamente vissute come necessità sistemiche, come inesorabili processi inscritti nella natura delle cose e contro cui, pertanto, “resistere non serve a niente”, come recita il titolo di un fortunato romanzo del nostro tempo.