Abbiamo visto, negli articoli precedenti, come «l’economia delle conoscenze» della UE fosse la risposta, negli anni Novanta, all’economia americana, più flessibile e competitiva. Si trattava di superarla. Ma di fatto, di diventare tutti, europei e americani, sempre più neoliberisti. Così l’impatto sui sistemi di formazione e istruzione dalle scuole medie all’università è stato sempre più forte. Per il pedagogista austriaco Ludwig A. Pongratz, «la politica della formazione è diventata da allora un elemento stabile della politica di occupazione e dell’economia. Essa serve in prima linea alla crescita economica, alla competitività e alla mobilità». Detta in parole povere: ad asservire l’istruzione e la scuola alle ragioni del Capitale.